LE SEPOLTURE DEL TEMPIO DI AMENHOTEP II/h1>
Durante le campagne di scavo del Tempio di Milioni di Anni del faraone Amenhotep II, a partire dal 2007 sono state indagate sepolture pertinenti a più vaste necropoli che insistevano nell’area sia prima della costruzione del Tempio (prima fase) che dopo il suo abbandono (seconda fase).
Prima fase
Le tombe più antiche risalgono al Medio Regno (dal 2160 a.C.) e furono utilizzate, a più riprese, anche nei secoli successivi, durante il Secondo Periodo Intermedio e fino agli inizi della XVIII dinastia, per essere in seguito sigillate dalle strutture del tempio di Amenhotep II. Queste sepolture, individuate nei quadrati A17 e D21, sono caratterizzate da una rampa di accesso discendente e da più camere interne. In corso di scavo sono stati recuperati vari oggetti, sia integri che frammentati, che comprendono numerosissimi recipienti ceramici di varie dimensioni, piccoli contenitori in alabastro e in faience, oggetti d’ornamento, amuleti in materiali vari. Tra gli oggetti maggiormente degni di nota, c’è uno specchio di bronzo con manico in osso decorato, individuato dalla tomba A17.
Accanto agli oggetti che componevano il corredo, sono stati rinvenuti anche numerosi resti scheletrici, che in parte conservavano ancora la posizione originaria mummiforme. Le piene del Nilo, che raggiungevano l’area del Tempio, hanno impedito la conservazione di sarcofagi o altri elementi in legno nelle camere sepolcrali, così come dei corpi mummificati.
A questa fase appartengono anche alcune sepolture a nicchia rinvenute nell’area in cui sorgerà il primo cortile del tempio, tra cui spicca una sepoltura infantile in un sarcofago in terracotta.
Seconda fase
Dopo l’abbandono del tempio, a partire dal Terzo Periodo Intermedio l’area fu nuovamente utilizzata come necropoli. Risalgono a questa fase ventisette tombe, accessibili attraverso un pozzo verticale di pianta quadrata, profondo da 2 a 6 metri, in fondo al quale si aprono piccole stanze di forma irregolare.
Molte di queste tombe furono saccheggiate in antico, altre indagate dall’archeologo inglese Flinders Petrie agli inizi del Novecento. In altre ancora, risultate intatte, sono emerse le sepolture vere e proprie, con i resti delle decorazioni che rivestivano il sarcofago, e diversi oggetti di corredo che, oltre ai contenitori ceramici e agli elementi di ornamento, comprendevano in alcuni casi i vasi canopi destinati a contenere le viscere dei defunti e numerosi ushabti, piccole statuine di terracotta destinate a servire magicamente il defunto nell’Aldilà.
L’area del tempio continua a essere utilizzata come necropoli fino all’epoca tolemaica e romana, con sepolture più superficiali che insistono su tutta l’area del Tempio.